La consuetudine è di fare bilanci e previsioni. Accantonati i ritmi lavorativi di dicembre, e smaltite le festività, il telefono riprende a squillare e finalmente o purtroppo si ritorna alla “normalità”.
In questi giorni assistiamo alla guerra dei numeri: una girandola di statistiche, percentuali e dibattiti che accompagnano radiofonicamente i nostri spostamenti in macchina o catturano la nostra attenzione davanti al televisore. Pretendono di stabilire inequivocabilmente, a torto o a ragione, la validità dei provvedimenti adottati, criticare il risultato delle politiche attuate e naturalmente ipotizzare previsioni e soluzioni per il prossimo futuro.
Numeri che si annullano tra di loro, diametralmente opposti l’uno all’altro e di conseguenza evasivi, rassicuranti per un verso e forieri di grandi preoccupazioni dall’altro, raffigurando scenari ricchi di ottimismo o carichi di nuvole tempestose. Ognuno “tira l’acqua al suo mulino” e pertanto il bicchiere mezzo vuoto brandito con mano tremolante dalle associazioni dei consumatori, magicamente ricompare mezzo pieno nella mano del politico di turno che invita a un brindisi per i successi conseguiti. Anche gli organi di statistica preposti “danno i numeri” e tutto questo non fa che creare confusione, falsi allarmismi o peggio ancora invita qualcuno a infilare la polvere sotto
il tappeto.