Editoriale Natural 1 – giugno 2014

Peter Djarle è teso. Leggermente in ansia. Durante i suoi quattro anni di vigilanza all’Arca, alle Isole di Svalbard non gli era mai capitato di dover avvistare nella loro zona un’imbarcazione non identificata. Nonostante il sole, che non tramonta mai del tutto, il gelo delle cinque di mattina penetra nelle ossa. Quella macchiolina nera all’orizzonte.
Sarà a quattro miglia di distanza. E continua la sua avanzata. È il caso di preoccuparsi? Oppure è solo paranoia. Dopotutto la possibilità che si tratti di una minaccia è considerevolmente bassa, ma ciò non impedisce di sentire una morsa allo stomaco stringere, lasciando spazio a quella sgradevole sensazione di disagio che comincia a prendere il sopravvento.
La Svalbard Global Seed Vault, chiamata l’“Arca” da Peter e gli altri, è un Caveau. Un caveau che raccoglie i semi delle piante coltivate più importanti della Terra.
Funziona come una vera e propria Banca: l’accordo tra il depositante (in questo caso una banca di semi) e la Banca (in questo caso il governo norvegese), permette di mantenere la proprietà dei semi al depositante, nello stesso modo in cui una banca riconosce al cliente la proprietà del contenuto della propria cassetta di sicurezza. Per assicurare l’integrità del contenuto, a nessuno è concesso di utilizzare i semi al di fuori del depositante. Questo caveau viene utilizzato per eseguire una sorta di “Backup” di semi, in modo da assicurare in futuro una ricreazione agevole di coltivazioni che nel tempo possono essere state danneggiate da mala gestione di colture, da guerre e disastri naturali.

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