Editoriale Natural 1 – settembre 2014

Sono rari i momenti di totale lucidità in cui si cerca di giudicare in modo onesto la propria condotta di vita fino a quell’istante.
Scindere da se stessi la propria visione di vita e vedere con autoconsapevolezza i limiti del quadro che si è creato finora. Di solito dipende molto dall’umore con cui ci si pone la fatidica domanda esistenziale: in alcuni momenti le risposte saranno di incoraggiamento e di sostegno, mentre in altri casi le risposte saranno taglienti.
“È il privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezione”. I giorni spensierati in cui si può vivere concentrati quasi unicamente sulle proprie emozioni. Quando i sentimenti sono in valore assoluto, e gioie e dolori sono vissuti con la stessa profonda intensità e passione.
“Si va avanti. E il tempo, anche lui va avanti; finché dinanzi si scorge una linea d’ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata indietro”. La linea d’ombra di cui parla Joseph Conrad nel suo romanzo omonimo non tocca i giovanissimi, ma coloro che entrano nel periodo più autoconsapevole della propria vita: un periodo travagliato dell’età più matura. È una linea non facile da oltrepassare ma inevitabile.
Si tratta di un momento delicato e importante anche per la generazione dei ventenni di oggi che si preparano a capire la propria direzione, in questa tremenda bonaccia che, come nel romanzo, nel caldo stagnante toglie il respiro, soffoca.

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