Editoriale – novembre 2020

Dal 1901, anno della sua istituzione, il premio Nobel per la Chimica è stato assegnato solamente a cinque donne. Dal mese scorso sono diventate sette: “per avere sviluppato un sistema di editing del genoma” lo hanno ricevuto Emmanuelle Charpentier, direttrice del Max Planck Unit per la Scienza dei Patogeni di Berlino, e Jennifer A. Doudna, docente di Biochimica, Biofisica e Biologia strutturale all’Università della California a Berkeley (USA). Le due ricercatrici hanno infatti sviluppato il sistema CRISPR/Cas9, un metodo che permette di modificare con precisione il DNA. Una scoperta non recente, dato che risale al 2012 la pubblicazione del primo lavoro in merito delle due scienziate, le quali in realtà avevano come obiettivo lo sviluppo di un nuovo antibiotico e invece hanno scoperto delle “forbici genetiche” che possono tagliare in punti predeterminati le molecole di DNA.

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