Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù ha affermato che “Le idee dei giovani ricercatori europei sono destinate ad aprire nuove strade e nuovi modi per affrontare le sfide urgenti nei settori della salute, dell’energia e delle tecnologie digitali, nonché in molti altri campi. La nostra ambizione di affrontare efficacemente le crisi attuali e future dipende dalla nostra forte volontà di supportare continuamente e sempre di più la ricerca di alto livello ai limiti della nostra conoscenza”.
Per fortuna c’è l’Europa, mi viene da pensare, vista l’importanza data al tema Ricerca in Italia. Secondo l’Annuario Scienza Tecnologia e Società, infatti, tra i paesi dell’OCSE l’Italia è terzultima per la spesa destinata a ricerca e sviluppo, che è pari all’1,4% del PIL contro una media europea del 2%.
E allora che siano i benvenuti questi finanziamenti erogati dall’Europa, anche perché 53 di queste borse se le sono aggiudicate ricercatori italiani. Un bilancio positivo, peccato che sono solo 20 quelli che lavorano nel nostro paese. Un espatrio di cervelli che non è compensato con un ricambio da altre nazioni, dato che in Italia solo il 15% dei dottorandi proviene dall’estero, mentre la media europea è pari al 23%, con punte superiori al 40% nei Paesi Bassi, Belgio e Regno Unito. Ora in Italia c’è attesa per i 209 miliardi di euro (750 in totale per tutti gli Stati Membri) del tanto discusso Recovery fund di cui, secondo notizie e dichiarazioni riportate sui media, qualcosa sarà destinato proprio agli investimenti strutturali in ricerca e innovazione. Rovescio della medaglia, il Consiglio europeo nel definire lo stanziamento di questi fondi straordinari ha ridimensionato quelli destinati al programma di ricerca Horizon Europe per i prossimi anni.
Nell’attesa di un auspicabile rilancio della Ricerca, apprezziamo uno studio italiano che unisce l’indagine tra antichi ricettari farmaceutici del Rinascimento e formulazioni a base di oli essenziali, all’utilizzo delle moderne tecnologie analitiche per la caratterizzazione fitochimica dei prodotti naturali e il rilevamento dei microbi nell’ambiente. E si intona a questo periodo in cui la sanificazione è diventata una priorità.
Marco Angarano